
COME SI STUDIA LO SGUARDO DEI CAMPIONI?
Dove guarda Cristiano Ronaldo durante un dribbling? E Tiger Woods prima di un colpo vincente? Oppure Valentino Rossi durante un sorpasso all’ultima curva? E il “Re del tennis” Roger Federer?
Lo studio delle strategie visive dei campioni è un importantissimo parametro per capire quali sono le informazioni rilevanti che permettono di esibire prestazioni fuori dal comune. Come direzionano l’attenzione i fenomeni dello sport è un dato interessante quando vogliamo capire cosa differenzia gli atleti esperti da quelli meno esperti.
In questo articolo parleremo di come viene solitamente studiato lo sguardo degli atleti, quali strumenti vengono utilizzati e quali sono i paradigmi utilizzati.
Lo strumento più interessante per questo tipo di studi è sicuramente l’eye tracker (vedi immagine di me durante i miei studi alla Vrije University di Amsterdam) che permette di registrare il movimento oculare dei soggetti. Ne esistono di vari modelli, quello di cui parleremo oggi è di quello indossabile che io stesso ho utilizzato durante il mio Erasmus ad Amsterdam. In pratica è una sorta di occhiale con una piccola videocamera che riprende i movimenti oculari ed un’altra che registra il punto di vista del soggetto. Dopo aver calibrato l’occhiale, i dati delle due telecamere vengono intersecati a formare un video che mostra dove il soggetto sta guardando istante per istante intersecato in modo da vedere cosa il soggetto sta guardando istante per istante.Sarà importante anche definire la fase di inizio e di fine della registrazione e la fase di inizio e fine del movimento (quando contemplato).
Per quanto riguarda le modalità di studio da utilizzare, è possibile scegliere tra:
- Visual-search paradigm: è il più vecchio dei due paradigmi e consiste nel mostrare agli atleti dei video al computer ed andare a registrare cosa, dove e come guardano. La foto di copertina di questo articolo è data proprio da uno studio a cui ho partecipato che utilizzava questo tipo di metodo di analisi. Da studi con questo paradigma si è trovato che:
- Esperti hanno superiori ricordi e riconoscimenti sport-specifici
- Esperti sono più veloci nella detenzione e riconoscimento di oggetti nel campo di gioco.
- Esperi sono più efficienti a usano un comportamento di ricerca visiva più appropriato.
- Esperti hanno una maggiore abilità nell’estrarre compiti visivi in anticipo
Questo paradigma tuttavia ha due grandi limitazioni: non sono presenti i movimenti sport-specifici e non è in grado di determinare come il controllo visivo e cognitivo possano inficiare sulla performance. E’ comunque un metodo molto valido per definire quali siano le differenze tra esperti e non esperti.
- Vision in action paradigm: differisce dal precedente in quanto lo sguardo dell’atleta è registrato durante la sua performance fisica in modo che sia molto simile a quella del suo sport, in più c’è sempre l’accoppiamento percezione-azione. L’atleta infatti svolge il compito motorio e quindi può essere raggruppato in base al livello di conseguimento o accuratezza (es: palloni parati).
Questo approccio ci informa di come gli atleti acquisiscono informazioni in tutte e tre le dimensioni, compresa la profondità.
Sarà importante utilizzare il modello giusto a seconda di quello che sarà l’obiettivo dello studio. Il “Vision in action paradigm” ovviamente è molto più funzionale ma molto più complicato da implementare ed interpretare. Mentre il primo metodo è più semplice, snello e permette di andare ad analizzare in modo mirato esclusivamente il comportamento visivo dei soggetti.
Negli ultimi anni sta prendendo molto piede la Realtà Virtuale, che permette di far interagire il soggetto all’interno di scene anche complesse e di studiarne i comportamenti.